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Echinodermi: ricci, stelle marine
e oloturie

 

I ricci sono animali marini coperti da fragili e aguzzi aculei mobili che fungono da difesa contro i predatori. Risiedono prevalentemente su scogli sommersi, ma talvolta si possono trovare anche sul fondale sabbioso. Di per sè innocui, diventano pericolosi per l’uomo quando vengono calpestati o maneggiati incautamente. Le spine penetrano in profondità nella cute e si spezzano facilmente in piccoli frammenti, causando intenso dolore, edema e talvolta anche intorpidimento e dolori muscolari a livello del distretto colpito. Questi sintomi vengono notevolmente acuiti se l’autore della puntura appartiene a una specie velenosa. Il primo provvedimento da prendere è la rimozione completa degli aculei e l’immersione della parte colpita in acqua calda ai limiti della tolleranza per almeno 30 minuti al fine di inattivare l’eventuale tossina, che è termolabile. Potrebbe essere inoltre opportuno eseguire una radiografia dell’area colpita per escludere che frammenti di spine siano rimasti conficcati in profondità nella cute o addirittura nello spazio articolare: questi necessitano di rimozione chirurgica per prevenire la formazione di granulomi da corpo estraneo e la sovrainfezione batterica. Quest’ultima, già di per sè, non è affatto rara, infatti la profilassi antibiotica è parte integrante della terapia, così come quella antitetanica. Nei casi non complicati, segni e sintomi scompaiono normalmente dopo 1-2 settimane.

La maggior parte delle stelle marine non causa lesioni all’uomo: l’unico esemplare potenzialmente pericoloso è la cosiddetta “corona di spine” che, come suggerisce il nome, è coperta di fragili aculei. La puntura accidentale provoca immediato bruciore e dolore seguito da discolorazione violacea, eritema, edema e sanguinamento a livello dell’area colpita. La gravità dei sintomi dipende dalla quantità di spine conficcate: con più di 10 spine sono possibili manifestazioni sistemiche come nausea e vomito, mentre i sintomi di una puntura singola sono solo locali e solitamente regrediscono spontaneamente in 12-24 ore. Il trattamento, come nel caso dei ricci, prevede la rimozione delle spine, l’immersione in acqua calda (almeno 45° per 20-30 minuti) e antisettici. Nel sospetto di frammenti di spine rimasti conficcati in profondità nella cute potrebbe essere necessaria una radiografia.

Le oloturie conosciute anche con il nome di “cetrioli di mare” non possiedono un apparato per l’iniezione di veleno, ma hanno ghiandole che secernono una tossina chiamata oloturina distribuite su tutto il corpo: il semplice contatto con l’animale causa una dermatite orticarioide. Inoltre questi organismi, come i nudibranchi, cibandosi delle meduse, potrebbero rendersi responsabili in maniera indiretta di lesioni da nematocisti. Normalmente non molto gravi, le dermatiti da oloturie beneficiano di steroidi topici.

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