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SPF e UVA-Pf

 

Cos’è quel numero che vediamo sui flaconi di crema solare? È l’indice SPF.

Va da 6 a 50+ e indica il fattore di protezione, cioè la quantità di radiazioni UVB bloccata dalla nostra crema. Esemplificando, un SPF6 lascerà passare 1/6 (circa il 17%) delle radiazioni UVB, quindi ci darà una protezione dell’83%, mentre un SPF30 permetterà il passaggio di 1/30 (circa il 3%) di UVB, conferendo una protezione del 97%. Da qui capiamo bene che il numero di SPF non correla in maniera lineare con la capacità schermante: un SPF50 farà passare 1/50 (circa il 2%) delle radiazioni UVB, quindi darà una protezione del 98%, solo un 1% in più rispetto a un SPF30 e non quasi il doppio, come ci potremmo immaginare.

Un discorso a parte meritano gli UVA: l’SPF si riferisce solo all’UVB, ma in maniera indiretta interessa anche l’UVA. Vediamo come!

Le creme con schermo contro questo gruppo di radiazioni UV presentano sulla confezione un simbolo con la scritta UVA all’interno di un cerchio. La capacità filtrante è misurata questa volta dall’UVA-Pf, che non è dichiarato con un numero in etichetta, ma corrisponde a circa 1/3 dell’SPF, quindi se un fotoprotettore ha SPF30, l’UVA-Pf sarà intorno a 10. La protezione contro questo tipo di raggi UV è importante perché, pur non essendo responsabili, come gli UVB, delle scottature, sono capaci di causare fotoinvecchiamento, macchie e tumori cutanei. A differenza degli UVB, che sono più forti in primavera ed estate, in particolare dalle 10:00 alle 16:00, l’intensità degli UVA resta costante durante tutto l’anno e a tutte le ore del giorno. Questi possono inoltre filtrare attraverso le nuvole e i vetri, essendo più penetranti. Per questi motivi, sulle superfici fotoesposte come il volto, è consigliabile applicare un filtro che schermi anche l’UVA sempre, indipendentemente dalla stagione, dall’orario (ovviamente in presenza di luce) o dal meteo.

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